09 marzo 2023

Autismo, un aumento eccessivo di peso della mamma in gravidanza si associa a maggiore gravità della malattia

Un forte aumento di peso della mamma durante la gestazione può avere un impatto negativo sulla successiva gravità dei sintomi in bambini affetti da disturbi dello spettro autistico. Le conseguenze di questa condizione materna rappresentano un fattore di rischio soprattutto per i figli maschi, mentre sembrano non essere ugualmente significative per le femmine.

Sono questi i risultati di uno studio condotto da Villa Santa Maria in collaborazione con l’IRCCS Fondazione Stella Maris di Calambrone (Pisa) e con l’Università di Pisa, i cui dati sono stati pubblicati dalla rivista scientifica internazionale Epigenomics nell’articolo intitolato Artificial neural networks reveal sex differences in gene methylation, and connections between maternal risk factors and symptom severity in autism spectrum disorder.

Lo studio ha approfondito il legame tra una serie di fattori di rischio prenatali e la successiva gravità dei sintomi dell’autismo nei bambini. Per farlo ha impiegato un sofisticato sistema di intelligenza artificiale, le reti neurali, in grado di elaborare enormi moli di dati, non gestibili dai tradizionali sistemi di analisi statistica, e di indagare le connessioni tra i livelli di metilazione genica, il sesso, i fattori di rischio materni e la gravità dei sintomi dell’autismo.

L’analisi, che ha riguardato un gruppo di 58 bambini con diagnosi di disturbi dello spettro autistico, 23 dei quali maschi e 35 delle quali femmine, ha considerato numerosi aspetti: l'età delle madri al momento del parto, l’indice di massa corporea alla concezione, l'aumento di peso durante la gravidanza, la gestazione, la modalità di parto, il peso alla nascita, l’età gestazionale e le modalità di alimentazione del neonato.

Non solo. Sono stati considerati anche una serie di fattori di rischio gravidici peri e post natali che erano emersi da un precedente studio scientifico condotto da Villa Santa Maria. Dall’esposizione materna a inquinanti ambientali (esposizione professionale ad agenti chimici durante la gravidanza), a eventi stressanti, come lutti o gravi malattie in famiglia, divorzio, conflitti coniugali, perdita della casa o trasloco, fino allo stress lavorativo durante la gravidanza. Infine, sono stati raccolti anche dati sulle eventuali complicanze in gravidanza, sull’assunzione di integratori di acido folico e su eventuali patologie materne. Dalle malattie neurologiche a quelle psichiatriche, da quelle cardiovascolari a quelle oncologiche, fino alle patologie autoimmuni, al diabete e all’influenza.

Una serie di informazioni che hanno consentito di comporre un quadro composito, evidenziando che l’incremento di peso materno durante la gestazione, così come il fatto di vivere in un ambiente rurale, sono fattori legati alla gravità dei sintomi del soggetto autistico (misurata attraverso lo strumento di valutazione e diagnosi ADOS-2), in modo specifico per i maschi. Altri fattori di rischio associati a un quadro più grave, anche se con minore frequenza rispetto ai primi due, sono un'età materna avanzata, un parto pretermine e un basso peso del bambino alla nascita.

“Sempre più evidenze implicano nell'eziopatogenesi dei disturbi dello spettro autistico la disregolazione dei meccanismi epigenetici, spesso derivante dall'esposizione prenatale o precoce a sostanze chimiche, eventi stressanti, alimentazione o altri fattori ambientali”, conferma il professor Enzo Grossi, Direttore scientifico di Villa Santa Maria. “L’impiego delle reti neurali ha consentito di rilevare i fattori associati a condizioni più gravi in bambini con disturbi dello spettro autistico, evidenziando anche una serie di differenze tra maschi e femmine che meritano ulteriore approfondimento”.


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