07 febbraio 2017

Disturbi dello sviluppo: la semplice osservazione dei bambini durante il gioco può consentire di individuare campanelli di allarme anche per malattie gravi

La semplice osservazione dei bambini in ambiente ludico permette di individuare fin dall’età pre-scolare eventuali ritardi nello sviluppo dei piccoli, che possono rappresentare un campanello d’allarme per disturbi che vanno dal ritardo di lettura fino alle sindromi dello spettro autistico. È quanto emerso dal progetto pilota di prevenzione primaria “La Salute Psicomotoria”, i cui risultati inediti sono stati resi noti oggi a Milano, nel corso del convegno che si è svolto a Palazzo Pirelli a Milano con il patrocinio di Regione Lombardia.

L’iniziativa, voluta e finanziato da UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane) e realizzata da Villa Santa Maria, Centro di Tavernerio (Como) specializzato nella cura e riabilitazione di bambini e ragazzi affetti da autismo e patologie neuropsichiatriche, in collaborazione con AME (Associazione Medica Ebraica) e Sochnut Italia – Agenzia Ebraica per Israele, ha consentito di valutare in termini oggettivi i bambini fin dai primi mesi di vita.Dall’osservazione in più fasi dei piccoli negli asili nido e nelle scuole materne delle Comunità Ebraiche di Roma, Torino, Firenze e Trieste sono emersi dati molto interessanti. Su 140 bambini sottoposti a screening, 6 sono stati inviati ad approfondimento diagnostico, mentre per altri 6 è stato chiesto direttamente un intervento terapeutico. Particolarmente significativo il fatto che solo 2 casi sui 12 in questione sarebbero stati intercettati in fase di screening con  tradizionali strumenti di screening quale il Denver test. Il modello elaborato da Villa Santa Maria, che prevede l’utilizzo di strumenti di misurazione dello sviluppo psicomotorio elaborati ad hoc dal team multidisciplinare della clinica comasca per essere utilizzati contestualmente a test standardizzati già comunemente in uso, ha invece consentito di individuare non solo un certo numero di bambini con problematiche in una o più aree dello sviluppo, ma anche molti con capacità avanzate.“Negli ultimi anni si è registrato un aumento impressionante dei disturbi dello sviluppo, al punto che attualmente quasi il 10% dei bambini è interessato da problemi che possono andare dal semplice ritardo di lettura fino alle sindromi dello spettro autistico”, ha spiegato il dottor Giorgio Mortara, Vicepresidente di UCEI. “Questo progetto pilota, il cui modello è tranquillamente replicabile su vasta scala, ci ha consentito di fare uno screening sistematico in ambiente scolastico, un contesto “ecologico”, cogliendo piccoli segnali di allarme che preludono a patologie dello sviluppo infantile nella condotta globale, nella gestualità, nei caratteri della motricità, nella comunicazione nel gioco, nelle difficoltà e, soprattutto, nell’efficacia delle risposte a determinati stimoli”, ha sottolineato il professor Enzo Grossi, Direttore scientifico di Villa Santa Maria. “Ottenuta la validazione scientifica del metodo di indagine si apre una nuova grande sfida far conoscere ed estendere tale approccio diagnostico al più alto numero di bimbi”, ha proseguito Mortara. “Per questo nuovo traguardo abbiamo bisogno della collaborazione e del supporto delle istituzioni scolastiche e della Regione, che ringraziamo per l’ospitalità e, perché no, del MIUR con il quale l’UCEI ha ottimi rapporti per altri progetti didattici. L’Associazione Medica Ebraica è disposta a iniziare questa nuova sfida collaborando alla realizzazione di convegni per divulgare la metodica, partendo dalle città sede delle scuole che hanno collaborato”.Il progetto ha infatti dato vita a un modello di studio molto originale, che non trova per ora eguali in letteratura medica e che “pensiamo possa essere da stimolo per analoghe esperienze sia in Italia che all’estero”, ha confermato Grossi“Da questa esperienza abbiamo tratto due importanti insegnamenti: innanzitutto che l’osservazione sistematica dei bambini durante le loro attività scolastiche e di gioco è fattibile senza alterare l’equilibrio del contesto. Inoltre, che è possibile dotare le educatrici di nuove competenze in aggiunta a quelle professionali con l’obiettivo di anticipare il riconoscimento dei disturbi dello sviluppo e di permettere il raggiungimento di risultati di esito migliori grazie ad un intervento precoce”.


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