25 gennaio 2024

L’altro lato del gioco: quando bambole, macchinine e costruzioni si utilizzano per la riabilitazione dei bambini

Costruzioni, bambole, macchinine, peluche, palline, giochi in scatola, carte… quando si parla di gioco spesso si tende a pensarlo come a qualcosa di non serio, associandolo esclusivamente al suo valore edonistico.

Invece, il gioco è una funzione vitale e rappresenta lo strumento fondamentale attraverso cui il bambino sviluppa e matura le competenze grosso motorie, di motricità fine e di integrazione visuo-motoria, sensoriali, cognitive, socio-comunicative, di autonomia personale e di linguaggio. È il canale attraverso cui si consolidano le abilità già acquisite del bambino e se ne sperimentano di nuove andando a incrementare il bagaglio di competenze.

Per il bambino il gioco è vita. Il bambino, infatti, utilizza la maggior parte del proprio tempo libero a giocare. E il gioco nasce da una motivazione intrinseca a creare e a investire le proprie energie in questa attività. Non vi è altra giustificazione: si gioca per il piacere di farlo.

Con queste premesse, non stupisce che la capacità di giocare sia una delle funzioni che per prime risultano compromesse nei disturbi dell’età evolutiva. Più di altre competenze, il gioco spontaneo è il contesto in cui emergono eventuali difficoltà motorie, difficoltà prassiche, difficoltà comportamentali (ad esempio la non tolleranza dei tempi di attesa e scarso rispetto delle regole), difficoltà cognitive e difficoltà sociali. Il gioco del bambino con disturbi del neurosviluppo può risultare semplice e primitivo. Può rivelare l’immaturità delle pulsioni e delle fantasie. Può rendere evidente una modalità povera di interazione con l’ambiente, con le cose, con le regole e con le persone.

Se il gioco rappresenta uno strumento utile per valutare le competenze del bambino, esso è indispensabile in riabilitazione. A Villa Santa Maria il gioco è lo strumento principale utilizzato per sviluppare le metodologie di intervento differenziate a seconda delle caratteristiche cliniche dei nostri piccoli pazienti. L’attività ludica viene infatti utilizzata all’interno dei trattamenti riabilitativi neuropsicomotori, fisioterapici, educativi e logopedici.

A Villa Santa Maria affrontiamo ogni giorno la sfida di creare un gioco che possa stimolare l’attenzione e l’interesse del paziente, promuovendone la sua condivisione emotiva e l’appagamento finale, in modo da lasciare traccia all’interno del bambino. La sfida si traduce anche nel trovare, per ogni singolo bambino, la strategia migliore rispetto alle sue capacità e potenzialità.

Il gioco rappresenta lo strumento principale del Progetto di Psicomotricità in Acqua, che nel nostro Centro viene proposto attraverso il Polo territoriale di neuropsichiatria infantile: negli anni abbiamo potuto osservare come un approccio ludico con l’ambiente acquatico permetta ai bambini di raggiungere una condizione di benessere notevole in acqua, favorendo un più facile e veloce ambientamento e un avvicinamento sereno all’apprendimento delle tecniche natatorie. Anche in acqua è possibile fare delle esperienze motorie il più possibile varie e divertenti, che consentono di acquisire alcune capacità fondamentali: la respirazione, il galleggiamento, l'orientamento.

Per l’équipe multidisciplinare di Villa Santa Maria il gioco rappresenta lo strumento principale per accedere al mondo interno del bambino e per aiutarlo a elaborare quelle strategie personali che gli consentono di esprimersi con originalità e creatività in qualunque contesto della vita quotidiana. Più importante di così…

Dr.ssa Eleonora Castagna – Responsabile dei terapisti della riabilitazione

Dr.ssa Elisa Caminada – Vice Responsabile dei terapisti della riabilitazione

 


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