20 dicembre 2019

La funzione uditiva e i disordini del neurosviluppo

Nei Paesi occidentali l’incidenza dell’ipoacusia neurosensoriale bilaterale di entità superiore ai 40 decibel, nella popolazione infantile, varia tra lo 0,5 e il 2, 3‰. Si tratta di una patologia non trascurabile né da un punto di vista sociale, né per le problematiche sollevate da una diagnosi tardiva e/o da un’inadeguata abilitazione all’acquisizione del linguaggio orale. Un intempestivo riconoscimento può aumentare le probabilità di un deficit nella comunicazione che incide, secondo recenti dati ISTAT, per lo 0,4‰ nei bambini di età inferiore ai 10 anni.

L’ipoacusia riveste nel bambino una gravità particolare in ragione delle sue conseguenze. Un deficit uditivo, all’età in cui si realizzano tutte le acquisizioni, costituisce un handicap molto più pesante di una semplice difficoltà sociale: ostacolo all’acquisizione del linguaggio nel bambino piccolo, ostacolo scolare più tardi. La diagnosi precoce di ogni deficit uditivo nel bambino si pone quindi come regola imperativa, allo scopo di predisporre rapidamente una terapia adeguata.

Questa condizione quando colpisce soggetti con disordini del neurosviluppo e, in particolare, soggetti con autismo, peggiora ulteriormente il quadro sintomatologico, accentuando il senso di isolamento sociale tipico della condizione.

L’ipoacusia neurosensoriale nell’infanzia può essere di tipo congenito, per cause ereditarie e non, oppure di tipo acquisito, per l’azione di fattori eziologici diversi, che esita in deficit uditivi isolati o associati ad altre anomalie.

La diagnosi precoce di ipoacusia risulta decisiva tra 0 e 2 anni, in relazione allo sviluppo del linguaggio. Le metodiche utilizzate per una valutazione audiologica precisa e affidabile possono essere soggettive e obiettive.

Le metodiche diagnostiche disponibili, che anche Villa Santa Maria mette a disposizione dei propri utenti, forniscono precocemente i dati necessari per un’eventuale applicazione di una protesi e per un precoce programma terapeutico riabilitativo.

La conoscenza delle problematiche che conseguono a una grave deprivazione sensoriale uditiva e l’applicazione di metodiche riabilitative adeguate previa applicazione precoce di una protesi sono i cardini di un programma volto all’acquisizione del linguaggio orale e al conseguimento di una buona integrazione sociale.

Dopo questa premessa, vediamo che cosa è la funzione uditiva e come si esprime nello sviluppo.

 

Lo sviluppo dell’udito nel feto

L’udito è la funzione sensoriale specifica relativa alla percezione dei suoni e dei rumori. L’organo di ricezione degli stimoli è l’orecchio. Lo sviluppo del sistema uditivo inizia già dalla terza settimana di età gestazionale. Nel terzo trimestre di vita intrauterina, il feto sano è un ascoltatore e alla nascita il sistema uditivo del neonato è competente, in quanto ha sperimentato l’ascolto 10-12 settimane prima di venire al mondo.

L’ambiente acustico in cui si trova il feto è caratterizzato da suoni a bassa frequenza che originano dal corpo materno: respirazione, peristalsi intestinale, ritmo cardiaco, movimenti fisici, voce materna che il feto distingue molto bene perché attraversa i tessuti con una bassa frequenza. Il feto riconosce le modulazioni e il ritmo del parlato. Il feto risponde perciò al linguaggio materno già al terzo trimestre di gravidanza. Questo primo canale trasmissivo tra madre e feto diventerà poi la comunicazione verbo-acustica o meglio il linguaggio propriamente detto.

Tra le varie espressioni dell’attività corticale, il linguaggio di certo è quella più elevata. La parola è lo strumento relazionale per eccellenza. Il primo bersaglio di questo strumento è il bambino. Il bambino parla perché sente. Infatti, perché il bambino acquisisca il linguaggio devono essere soddisfatte le seguenti condizioni:

  • integrità anatomica e funzionale dell’orecchio
  • integrità delle funzioni effettrici indispensabili alla fonazione
  • normosviluppo intellettivo
  • stimolazione ambientale efficace.

Qualunque lesione danneggi una di queste funzioni può interrompere una normale acquisizione del linguaggio. Quanto più precocemente si verifica il danno, tanto più grave sarà la ripercussione sull’apparato uditivo. Gli effetti negativi non sono infatti limitati alla mancata informazione acustica, ma riguardano tutto il meccanismo percettivo. La condizione di chi non acquisisce il linguaggio è chiaramente più drammatica di chi lo perde in età adulta. In quest’ultimo caso, infatti, restano indenni tutti quei processi strutturali che costituiscono un patrimonio operativo capace di scegliere, in rapporto alle varie situazioni, i canali comunicativi più vantaggiosi. Il bambino sordo profondo non apprende l’uso del linguaggio e non conosce l’aspetto dinamico della comunicazione intesa come parola-rappresentazione.

 

Gli effetti negativi della privazione sonora

Sulla base di dati sperimentali, possiamo affermare con certezza che la presenza di un mondo sonoro efficace è indispensabile per un corretto sviluppo del sistema audio linguistico, anche se occorre considerare l’importanza della predisposizione innata al linguaggio, propria del cervello umano.

L’inizio del linguaggio appare più come un processo di imprinting spontaneo che deriva da potenzialità intrinseche del giovane organismo piuttosto che il prodotto di una stimolazione ambientale. Una volta avviato, il processo di apprendimento del linguaggio sarà sempre più correlato alla condizione ambientale, sia qualitativamente sia quantitativamente, e tanto più sarà generoso e stimolante l’ambito che accoglie il bambino, tanto più ricco e articolato sarà il linguaggio.

La privazione sonora indotta da una sordità grave e profonda induce in un bambino una serie di deficienze:

  • mancata o carente acquisizione del linguaggio
  • disturbi comportamentali
  • alterazioni dello sviluppo psicomotorio
  • disturbi della sfera della percezione spazio-temporale
  • ipodotazione intellettiva su base carenziale.

La mancata percezione acustica si palesa già ai primi mesi di vita, attraverso un atteggiamento di indifferenza alle sollecitazioni dell’ambiente. Se la lesione avviene prima dei 6 mesi, la lallazione non si produce. L’attenzione è facilmente compromessa e il carattere diventa diffidente e ombroso. Il rapporto con la madre in questi soggetti si attua solo attraverso il canale tattile e visivo, privato e deformato dall’incapacità di ricevere gli stimoli vocali rassicuranti della madre. Gli effetti negativi di questa condizione si ripercuotono su numerose funzioni psicosomatiche con conseguente compromissione dello sviluppo psicomotorio, in quanto c’è un impaccio nella produzione e progressione dello stimolo neurale. L’acquisizione della percezione spaziale e la presa di coscienza dell’io corporeo sono incomplete e approssimative per la scarsità di ritmi del corpo. Le strutture centrali che controllano la funzione cenestesica si dimostrano carenti. Il soggetto conosce l’ambiente solo per mezzo dell’informazione visivo-tattile, che è molto riduttiva rispetto a quella fornita dall’udito.

Il mondo visivo è quello davanti a noi, mentre quello che ci viene presentato dall’informazione acustica è il mondo che ci circonda. Se manca questa funzione sensoriale, l’ambiente manca di profondità, di tridimensionalità e ciò comporta una grave menomazione dell’esperienza. Oltre alle funzioni psicosomatiche, gli effetti negativi della sordità incidono profondamente nello sviluppo intellettivo del bambino cui non è stata data la possibilità di strutturare e affinare normalmente i processi intellettivi, a causa della grave carenza di informazione verbo-acustica. Il bambino privato della funzione uditiva è quindi come un nastro magnetico non impressionato che scorre silenzioso.

Lo screening sistematico di questa condizione, quale quello attualmente in essere a Villa Santa Maria, si prospetta come una strategia in grado di permettere un intervento precoce ed efficace per correggere questa disfunzione.

 

Dr.ssa Claudia Benedetti

Medico Chirurgo Specialista in Otorinolaringoiatria

Villa Santa Maria


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