07 agosto 2023

Sorpresa: la cultura fa bene all’economia delle città, ma se non si tiene conto della complessità dei sistemi urbani può anche causare effetti negativi

Nelle città con una forte proposta culturale si registrano ricadute notevoli sull'economia urbana e sociale. Tuttavia, nonostante la partecipazione culturale dei cittadini rappresenti già di per sé uno strumento di miglioramento sociale, nei casi in cui le politiche adottate non tengano conto della complessità del sistema urbano queste possono trasformarsi in una fonte di disuguaglianza e divisione anziché in un elemento di sviluppo.

Le città rappresentano, infatti, sistemi socio-ambientali complessi. Il loro funzionamento dipende dall'interazione di molti fattori e la mancata comprensione di tale complessità porta facilmente a risultati diversi da quelli attesi: gentrificazione, esclusione sociale e una crescente percezione della cultura come elitaria e accessibile solo ai benestanti.

È quanto emerge dallo studio realizzato dalla Fondazione VSM di Villa Santa Maria - Centro Multiservizi di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza con sede in Tavernerio (Como) che da diversi anni studia l’impatto che l’esposizione all’arte e la partecipazione culturale hanno sul benessere di bambini e adolescenti con autismo e disturbi neuropsichiatrici - in collaborazione con altre prestigiose realtà.

L’indagine, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Cities, nell’articolo intitolato Cultural, creative, and complex: a computational foundation of culture-driven urban governance - firmato dal professor Enzo Grossi, Fondazione VSM di Villa Santa Maria, dal professor Pierluigi Sacco, dell’Università di Chieti-Pescara e dal professor Giorgio Tavano Blessi, dell’Università IULM - è stata realizzata analizzando con sofisticati sistemi di intelligenza artificiale i dati riguardanti 144 città europee. I Centri, di grandi, piccole e medie dimensioni, sono stati inquadrati attraverso 58 parametri, prendendo in considerazione una serie di ambiti diversi messi a fuoco dal Cultural and Creative City Monitor (CCCM) della Commissione Europea.

Tra le città prese in esame ci sono metropoli come Londra, Parigi, Milano e Stoccolma, ma anche città come Trieste, Brescia, Matera e Trento, giusto per rimanere in Italia. Tra i parametri considerati, il numero di teatri e di visitatori di musei nei singoli centri, la presenza di stranieri, l’utilizzo della bicicletta e dei mezzi pubblici per la mobilità cittadina, il tasso di disoccupazione, la percentuale di laureati, il numero di nuove imprese, le presenze turistiche e il numero di posti letto per accogliere i senzatetto, solo per citarne alcuni.

L’analisi di tutti questi dati ha messo in evidenza come l’impatto della cultura e della produzione creativa sullo sviluppo delle città possa variare molto, in positivo e in negativo, a seconda di come si intersecano con tutti gli altri aspetti di un sistema urbano. La cultura può, infatti, connettersi alla sfera dell’economia e della conoscenza, ma anche a quella sociale della povertà e dell’emarginazione, oltre che a quella dell'impegno civile.

Tuttavia, sono i dettagli che fanno la differenza. Ad esempio, nel caso in cui la produzione culturale si legasse principalmente alla sfera delle start-up, le ricadute positive riguarderanno soprattutto un sistema urbano orientato verso l'economia creativa e l’innovazione. In una città orientata verso altre direzioni, gli effetti potrebbero essere inconsistenti, se non addirittura negativi.

“Dall’analisi emerge che ogni città racconta una storia diversa, ma anche che gli effetti più significativi per quel che riguarda l’impatto della cultura a livello urbano non derivano necessariamente da interventi di grande portata”, spiega il professor Enzo Grossi, Direttore scientifico della Fondazione VSM di Villa Santa Maria e primo nome dell’articolo. “Anzi, visto che i sistemi urbani sono sistemi complessi, spesso gli effetti positivi maggiori derivano dalla combinazione di tanti piccoli interventi culturali e dalla loro interconnessione, mentre operazioni che puntavano tutto su un unico grande obiettivo si sono rivelate poco efficaci, anche se magari più spendibili in termini di consenso. La produzione e partecipazione culturale restano senza dubbio potenti motori di cambiamento positivo, ma perché abbiano un impatto profondo sul tessuto urbano e sociale di una città è necessario che chi programma interventi in questi ambiti lo faccia tenendo conto della complessità dei sistemi urbani”.


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