07 novembre 2019

Studio firmato da Fondazione VSM - La qualità della vita? È più alta nei piccoli centri che nelle grandi città

Negli ultimi 50 anni la tendenza mondiale relativa all’urbanizzazione è stata accompagnata dall’esodo rurale verso la città e le zone metropolitane. Come menzionato da numerosi studi e relazioni (United Nations, 2006 e 2010; Sørensen 2014; Lenzi & Perrucca, 2016), la percentuale di coloro che vivono in un contesto urbano supera il 50% del popolazione mondiale e ha raggiunto quasi il 75% all’interno dell’Unione Europea.

Questo fenomeno ha generato un crescente interesse per le molte influenze dirette che il trasferimento negli spazi urbani ha sullo sviluppo individuale, oltre che sulle differenze rispetto all’ambiente rurale. La Fondazione VSM di Villa Santa Maria ha condotto, in collaborazione con la Libera Università di Bolzano e l’Università IULM di Milano, una ricerca volta a studiare la differenza del benessere psicologico individuale in chi vive in contesti rurali e urbani, indagando sia gli aspetti oggettivi, sia quelli soggettivi.

I risultati, pubblicati dalla rivista City, Culture and Society nell’articolo intitolato Urban – Rural dwellers’ well-being determinants: When the city size matters. The case of Italy sono stati per certi versi sorprendenti.

 

Secondo la letteratura sulle economie di agglomerazione, le città e le aree urbane garantiscono infatti una serie di benefici ai loro residenti, come una maggiore produttività, salari più alti, maggiori opportunità di apprendimento e scambi, maggiore tasso di innovazione e creatività, più servizi pubblici e una serie di altri aspetti che possono influenzare positivamente lo sviluppo degli individui.

Tuttavia, se da un lato le città si sono dimostrate un fattore positivo per lo sviluppo umano, dall’altro producono anche una serie di conseguenze negative connesse alle maggiori dimensioni delle città, ai maggiori costi della vita, ai maggiori costi ambientali (inquinamento o congestione) e al maggior rischio di conflitti sociali. Tutti questi elementi stanno minacciando lo sviluppo degli individui, svolgendo un ruolo cruciale nella scelta su dove vivere e lavorare.

 

A partire dagli anni '80 un gran numero di contributi si è concentrato sulla percezione della qualità della vita individuale all’interno delle aree urbane e dei contesti rurali. L’attenzione si è focalizzata soprattutto sui Paesi più sviluppati dal punto di vista economico, perlopiù in Europa, dove la qualità della vita negli ultimi decenni è aumentata notevolmente. Quello che è emerso è che se, da un lato, le aree urbane garantiscono una serie di benefici in termini di istruzione e reddito, dall’altro le aree rurali garantiscono una maggiore soddisfazione riferita a tutti quegli indicatori che sono soggettivi, come la valutazione individuale della vita o la qualità percepita dell’ambiente in cui si vive.

 

I risultati dell’analisi condotta dal nostro gruppo di lavoro confermano chiaramente che esiste una differenza significativa in termini di benessere in relazione alle dimensioni della città. Più nel dettaglio, è stato possibile rilevare un livello di benessere significativamente più elevato nei contesti rurali, con il miglior punteggio registrato tra i centri con meno di 5mila abitanti, e una sua diminuzione nei contesti urbani tra 20 mila e 100 mila abitanti. Quando la dimensione della città supera i 100 mila abitanti, però, il livello di benessere torna a crescere, pur non raggiungendo i valori registrati nei centri più piccoli.

 

Un risultato che si spiega con diversi fattori. Intanto con un sentimento di comunità e una coesione sociale più forte nei piccoli centri, aspetti che contribuiscono a rendere più positiva la percezione del benessere individuale. Poi con la vicinanza agli spazi verdi, che è più frequente nei piccoli centri e che garantisce una maggiore possibilità di praticare sport e attività fisiche all’aria aperta.

I risultati della nostra analisi mostrano infatti che lo sport è l’indicatore che ha l’impatto più rilevante sul benessere soggettivo, seguito da quello riguardante la salute, che è però decisamente meno influenzato dal fatto di vivere in una dimensione cittadina o rurale.

Prof. Enzo Grossi
Direttore Scientifico
Fondazione VSM


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