24 ottobre 2019

Trend futuribili nelle scienze della vita

Dal 16 al 18 ottobre si è svolta a Trieste la sesta edizione di Meet in Italy for Life Sciences, il principale appuntamento nazionale di matchmaking e di aggiornamento nell’ambito delle Scienze della Vita. Il professor Enzo Grossi, Direttore Scientifico di Villa Santa Maria, ha partecipato all’evento nella veste di Advisor scientifico di ALISEI, Cluster Tecnologico Nazionale Scienze della Vita che promuove l’interazione tra il sistema della ricerca multidisciplinare, il tessuto industriale farmaceutico-biomedicale e le istituzioni pubbliche nel settore della salute, per dare un impulso concreto alla ricerca e all’innovazione nel nostro Paese.

Di seguito le considerazioni che ne ha tratto sui trend futuri nell’ambito delle Scienze della Vita.

 

Vista da una prospettiva globale la dinamica delle scienze della vita e dell’industria della salute risente di fenomeni macroeconomici, scientifici e tecnologici.

In particolare, a livello socio-economico impattano:

  • La crescita della spesa sanitaria (circa +10% all’anno) con tassi ben superiori a quelli del PIL in tutti i paesi occidentali.
  • La crescita della spesa farmaceutica con proiezioni di incrementi superiori al 6% su base annua nei prossimi 7 anni.
  • I trend demografici con stagnazione della natalità e aumento della spettanza di vita.

Il campo scientifico e tecnologico è caratterizzato da innovazioni epocali che configurano una medicina digitale (Medicina 4.0) caratterizzata dai cosiddetti big data (favoriti dall’incredibile riduzione dei costi di sequenziamento genetico: da 95 milioni di dollari nel 2001 a 1.300 dollari nel 2019), dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale, soprattutto nel campo della diagnostica per immagini, dalla nuova frontiere della “chirurgia” o editing genetica (CRISPR)* e dalle terapie cellulari personalizzate ( ad es. CAR-T)**.

Le malattie croniche rappresentano oggi la maggior causa di morte in tutto il mondo con oltre 40 milioni di morti premature. Le statistiche ci dicono, ad esempio, che il diabete ha più che raddoppiato la sua prevalenza nel giro di venti anni, anche in rapporto al progressivo invecchiamento della popolazione.

Si calcola che il complesso delle malattie croniche, chiamate anche non comunicabili, potrebbe costare all’economia quasi cinquantamila miliardi di dollari nel 2030.

La domanda di salute nel mondo occidentale si è modificata rispetto al passato; oggi si parla soprattutto di prevenzione, invecchiamento di successo e di statistica applicata al singolo individuo più che di diagnosi e cura o di valutazione del rischio. In altri termini, il paziente sente la necessità di una presa in carico globale da parte del sistema sanitario e vuole sempre più risposte su base individuale e non come appartenente a un gruppo. L’obiettivo da raggiungere non è tanto allungare la durata della vita, ma aumentare la durata di una vita libera da malattie età-dipendenti.

Guardando l’Italia, emerge la conferma che il settore delle scienze della vita è una delle punte di diamante dell’industria nazionale. Stando ai dati presentati nel recente Technology Forum 2019 a cura dell’European House Abrosetti, il settore scienze della vita assorbe 6 miliardi di euro di investimenti di ricerca e sviluppo e risulta al contempo il più attrattivo per investimenti in Venture Capital (l'apporto di capitale di rischio da parte di un investitore per finanziare l'avvio o la crescita di un'attività in settori ad elevato potenziale di sviluppo)  e Private Equity (attività finanziaria mediante la quale un investitore istituzionale rileva quote di una società)  da imprese high-tech, con poco meno di 1 miliardo di euro.

L’attività Italiana di ricerca e innovazione è molto vivace, come ha messo in evidenza l’iniziativa del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca chiamata InnovAgorà, dedicata ai brevetti  e alle tecnologie da Centri di ricerca pubblici e privati, brevetti che nel 2018 rappresentano il 16% del totale delle domande di brevetto depositate.

Che le Life Sciences nel nostro paese rivestano un ruolo strategico lo dimostrano alcuni numeri macro-economici: una produzione farmaceutica record, pari a 32.2 miliardi di euro nel 2018, un’incidenza sul PIL nazionale come valore di filiera superiore al 10% e un numero di addetti superiore ai 2 milioni, comprendendo in questo il settore sanitario.

La costituzione di un’Agenzia Nazionale della Ricerca, di cui si parla da molti anni, la definizione di un piano strategico a medio-lungo termine e la creazione di una piattaforma di Open Innovation per le Scienze della Vita potrebbero essere tra le azioni di maggiore importanza da intraprendere nel prossimo futuro per garantire una crescita di questo settore, che soffre come altri comparti di un’eccessiva frammentazione.

Grande speranza è rivolta alla messa a regime dello Human Technopole nell’area dove si è svolta EXPO MILANO 2015, che si configurerà come uno degli HUB internazionali più importanti.

Il settore sanitario vedrà sempre più una ricerca centrata sul singolo paziente grazie alle tecnologie digitali di comunicazione, rilevazione di segnali bioelettrici, monitoraggio continuo e interventi comportamentali (Digital Therapeutics***). Nonostante l’esplosione tecnologica, però, i professionisti della salute, medico in primis, rimarranno la sorgente primaria di informazioni per il paziente ancora a lungo, come mostrano studi di settore.

*La tecnologia CRISPR (Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats) ha rivoluzionato il sistema di editing genetico, con delle applicazioni potenziali su tutte le malattie autosomiche dominanti come l’Huntington, la sindrome di Marfan e le distrofie corneali. Data la complessità e i rischi che l’editing genetico può portare, la ricerca procede con cautela. Tuttavia al giorno d’oggi è già possibile trattare con la tecnologia CRISPR malattie autosomiche recessive, grazie alla minore complessità del quadro genetico. Già sei case farmaceutiche hanno in programma lo sviluppo per una cura della retinite pigmentosa nella sua variante recessiva.

**Con il termine CAR–T, Chimeric Antigen Receptor (cellule T con recettore chimerico dell’antigene), si definisce un tipo di trattamento in cui i linfociti T prelevati da un paziente vengono reinfusi nel suo organismo dopo essere stati modificati geneticamente in laboratorio per potenziarne l’azione contro il tumore. I linfociti T sono cellule fondamentali del sistema immunitario, una delle armi più potenti che il nostro organismo ha a disposizione per contrastare lo sviluppo di numerose malattie infettive e non solo. Nella tecnica per produrre CAR-T, nel DNA dei linfociti T viene inserito, tramite un vettore virale reso inattivo, un gene che fa esprimere un recettore detto CAR. Questa proteina trasforma i linfociti T in una sorta di killer delle cellule tumorali che in superficie portano un bersaglio specifico, riconosciuto appunto dal CAR. Il CAR, recettore chimerico per l’antigene, deve il suo nome al fatto di essere costituito da porzioni di molecole diverse assemblate in laboratorio, così come la mitologica chimera è composta da parti di diversi animali. Si tratta di un trattamento personalizzato, sviluppato individualmente per ogni paziente, che viene somministrato una tantum. La terapia CAR-T rappresenta una delle forme più avanzate di immunoterapia antitumorale.

***Si definisce Digital Therapeutics la branca della digital health in cui il trattamento sanitario è basato sull’uso di software o soluzioni guidate dal software in abbinamento a dispositivi hardware e terapie mediche tradizionali come i farmaci. Le patologie cui si indirizzano i digital therapeutics sono sopratutto le malattie croniche, spesso di tipo neurologico, per le quali sono in grado di fornire cure più economiche rispetto alle terapie tradizionali, riducendo la richiesta di assistenza medica.


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